A Piacenza accerchiati, minacciati e spintonati …. e le forze dell’ordine? Inesistenti!

Davide Reboli ultras A Piacenza accerchiati minacciati e spintonati
  • 15 Maggio 2018
  • Redazione
  • 0

Piacenza è l’isola felice per gli ultras e per il loro boss Davide Reboli, capo della curva e indiscusso leader nonchè padrone dello stadio, che viene tranquillamente lasciato “operare” come meglio crede, in barba al Daspo e alle normali regole di vita. Per il 1° turno dei playoff della serie C, insieme ad altri 3 colleghi della carta stampata, si va a Piacenza al seguito della Giana Erminio e neanche il tempo di parcheggiare l’auto che appena scesi venivamo circondati da una ventina di soggetti con un fare minaccioso, capeggiati dal tanto famoso energumeno ignorante Davide Reboli, già noto in città per i suoi continui atti di violenza nel mondo del calcio e non solo e per aver minacciato l’intera squadra entrando indisturbato nel campo di allenamento.

Non si riesce a capire come un capo ultrà con la sua ciurma di incapaci, possano sostare tranquillamente davanti alla biglietteria, scrutare tutte le auto che entrano nel parcheggio, individuare le auto degli ospiti e aggredire i malcapitati senza motivo, indisturbato e arrogante. E non si tratta di un episodio occasionale: parlando con il personale di servizio per la sicurezza dello stadio, ci hanno fatto capire che conoscono il problema e che puntualmente si ripete ogni qualvolta il Piacenza gioca sul proprio terreno …. incredibile! Il loro consiglio è stato quello di spostare l’auto tra il 1° e 2° tempo perché con Davide non si scherza …. e così abbiamo fatto per evitare danneggiamenti così come è già successo ad altri ospiti.

E le forze dell’ordine? Non abbiamo visto ne la Polizia, ne i Carabinieri e tanto meno i Vigili … troppo spesso si parla a vanvera di prevenzione, di sicurezza, di Daspo, ecc. ma a Piacenza tutto ciò è un miraggio. L’Autorità per la sicurezza invece di prendere contromisure contro queste frange esagitate di tifosi, si limita a “lavarsi le mani” in attesa che ci scappi la rissa violenta o addirittura il morto. E’ difficile trattenersi davanti a certi atteggiamenti che limitano la propria libertà ed è ancora più incomprensibile che le forze dell’ordine ne consentano il regolare ripetersi senza intervenire duramente, non si comprende come soggetti così pericolosi possano ancora recarsi allo stadio senza che le forze dell’ordine li controllino, o che si decidano di applicare la legge (Daspo o altre misure).

Cos’è il Daspo?
Introdotto nel 1989 con la funzione primaria di contrastare l’accesso alle manifestazioni sportive di soggetti che l’autorità considera pericolosi, fu poi reso più stringente nel 2007, dopo il derby siciliano funestato dalla guerriglia urbana che portò alla morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti.
Il Daspo (da D.A.SPO., acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive), è una misura prevista dalla legge italiana al fine di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi o palazzetti di qualunque disciplina sportiva.
Il Daspo vieta al soggetto ritenuto pericoloso di accedere in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni  sportive, il provvedimento viene emesso dal questore e la sua durata va da uno a cinque anni. Può essere accompagnato dall’obbligo di presentazione a un ufficio di polizia in concomitanza temporale delle manifestazioni vietate. Viene sempre notificato all’interessato; nel caso in cui ad esso si affianchi anche la prescrizione della firma, è comunicato anche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale competente. Entro 48 ore dalla notifica ne deve seguire la convalida da parte del GIP presso il medesimo Tribunale, solo per la parte attenente la firma. il Questore può autorizzare l’interessato, in caso di gravi e documentate esigenze, a comunicare per iscritto il luogo in cui questi possa recarsi per apporre le firme d’obbligo in concomitanza delle manifestazioni sportive.
Può essere emesso sulla base di una segnalazione e non necessariamente dopo una  condanna  penale.

Condividi: